Rejected. Non ammesso. È capitato a tutte le organizzazioni di vedersi rifiutati un progetto o una richiesta di contributo da un ente pubblico o filantropico di erogazione.
La reazione solitamente è di due tipi: la prima è di serenità e accettazione perché era già insita la consapevolezza che le possibilità erano scarse, soprattutto in virtù del fatto che il tempo e le energie dedicate alla predisposizione della domanda erano state minime e minimali. Talvolta c’è pure un po’ di sollievo, visto che il bando non era tutto sommato di particolare interesse, ma, si sa, ci si prova.
La seconda reazione invece, se il progetto è stato frutto di un percorso interno articolato, ponderato ed era davvero fondamentale per l’organizzazione, è di amara delusione e anche di fallimento talvolta (“…non vale la pena provare con altri bandi, il progetto è sbagliato”). Non riusciamo a spiegarci perché la nostra proposta non ha suscitato il medesimo coinvolgimento che abbiamo percepito noi nello scriverla.
Se appartenete alla prima categoria, questa riflessione non fa per voi. Ci saranno altri bandi e altre occasioni e con probabilità affronterete la partecipazione nello stesso modo attuato finora: tentiamo e poi si vedrà. Buon per voi. Se invece siete tra i delusi, innanzitutto fate un respiro profondo e complimentatevi con voi stessi: “starci male” è il segnale che credete fortemente in ciò che fate, siete appassionati e pronti a fare delle valutazioni obiettive e delle verifiche sul vostro lavoro.
Non siate dunque frettolosi nell’archiviare il progetto e concedetevi 15 giorni per trarre delle conclusioni sul percorso che ha portato alla presentazione della richiesta e sull’esito finale. Avete dato molto per questo progetto, qualche altro giorno non inficerà la realizzazione delle altre attività dell’ente.
Cosa fare in questo tempo? Poche semplici azioni:
Rileggere il progetto. A questo punto saranno passati diversi mesi dalla sua presentazione e potreste in effetti notare delle debolezze, delle voci sommarie, dei punti un po’ nebulosi che a suo tempo non erano così evidenti. Se l’ente erogatore ha formulato un parere al diniego del contributo, confrontate la valutazione con i punti del vostro progetto.
Chiamare il soggetto erogatore. È sempre consigliato comprendere cosa non abbia funzionato e magari con una telefonata avrete qualche ulteriore e utile informazione.
Studiare l’elenco dei beneficiari del contributo. Vero che molti enti erogatori sono fin troppo discreti nell’elencare gli enti e i progetti vincitori, ma comunque voi scorrete sempre l’elenco dei beneficiari per avere il quadro d’insieme delle tipologie di interventi, del finanziamento medio erogato, etc… Sono tutti indicatori da mettere nello “zaino” della progettazione.
Se il progetto presentato è opera di collaborazione di più uffici interni o in partenariato, fissare una breve riunione per condividere l’esito ed eventuali riflessioni.
Con un limitato dispendio di tempo, avrete ottenuto numerose informazioni che possono servirvi per la vostra idea progettuale, ma anche per approfondire le metodologie di valutazione da parte di un ente erogatore. E se credete fortemente nel vostro progetto, non archiviatelo. Rivedetelo, riformulatelo nelle parti carenti e, dove necessario, condividetelo con un consulente esterno. Avrete un giudizio obiettivo e un fondamentale affiancamento.
E infine la regola aurea: un progetto che non è di interesse per un ente finanziatore può venire apprezzato da un altro per motivi che non possiamo presumere. Dunque dedicatevi con attenzione al dopo-bando, perché anche da questo può dipendere il successo di una sovvenzione e la realizzazione del vostro progetto!
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